Zohran Mamdani è ovunque, letteralmente. Il 34enne deputato dello Stato di New York, che negli ultimi mesi è asceso da un relativo anonimato politico fino a diventare il vincitore in pectore della corsa a sindaco di New York del prossimo weekend, è già apparso sulle copertine di Time, New York, Vanity Fair e The Nation, tra le altre pubblicazioni. È stato intervistato dagli anchor di CNN e di Fox News, è stato ospite di Stephen Colbert e ha lottato con le unghie e con i denti discutendo coi conduttori di The View.
L'ubiquità di Zohran Mamdani non è iniziata con le pagine dei quotidiani o le interviste televisive. Gran parte dell'esposizione sui media old school e la crescente celebrità di Mamdani sono il risultato cumulativo di un singolo elemento della sua campagna elettorale: una strategia social davvero, davvero eccezionale. Uno dei primi video virali di Mamdani, un taglia e cuci di brevi conversazioni del 2024 tra il deputato e gli elettori newyorkesi di Trump, ha gettato le basi per una successiva campagna elettorale costruita su clip intelligenti e colloquiali. In “Very Cold Mamdani”, si vede il candidato che emerge da un'immersione polare nell'Oceano Atlantico con la promessa di congelare gli affitti degli appartamenti a equo canone. Ma anche “Sneakers Mamdani” in cui cammina per tutta Manhattan per dimostrarsi a favore di una politica disponibile; “Citi Bike Mamdani”, che risponde all'urlo "comunista!" di un passante prima di pedalarsene via mentre le telecamere riprendono; o “Red Rose Mamdani” , una parodia del reality The Bachelor in cui corteggia i newyorkesi con promesse di un futuro equo. E sì, l'hashtag ZaddyZohran su TikTok è gettonato quasi quanto il candidato che l’ha ispirato.
Ma come ha riconosciuto Mamdani stesso durante un recente colloquio nella spartana sede della sua campagna elettorale a Manhattan, la sua onnipresenza ha anche lati negativi. Il presidente Trump lo ha definito "un pazzo comunista al 100%", ha minacciato di arrestarlo e, nel caso in cui il candidato facesse lo sgambetto ad Andrew Cuomo a novembre, di mandare i soldati della Guardia Nazionale a New York. C'è poi il rischio di atti di violenza contro Mamdani o il suo staff, una preoccupazione che è aumentata notevolmente dopo il recente assassinio dell'attivista di estrema destra Charlie Kirk e, per Mamdani, si traduce in "non sono mai solo ora".
Eppure per una persona che va ovunque come Mamdani, rintanarsi nei confini sicuri di un ufficio può funzionare solo fino a un certo punto. Quarantacinque minuti, per l'esattezza. Prima che la nostra intervista si concluda e Mamdani (con tanto di scorta di sicurezza al seguito) segua i fotografi di Wired US verso una vivace strada di Manhattan, posando all'interno di un taxi giallo e camminando avanti e indietro sul marciapiede. Sarebbe un eufemismo dire che i passanti l’hanno notato. Si sono scattati dei selfie, almeno cinque in meno di dieci minuti. Hanno anche preso del materiale elettorale, apparentemente così ispirati da una semplice occhiata a Zaddy Zohran da sentirsi spinti a unirsi al suo esercito di 80mila volontari. E, nel tipico stile newyorkese, hanno fatto tutto questo senza alcuna parvenza di pudore, gridando il nome di Mamdani dalle finestre aperte dei palazzi e dai finestrini delle auto, o vociando dall'altra parte della strada e dell'isolato.
Resta da vedere se Mamdani, nei panni di sindaco, riuscirà ad accontentare questi cittadini, unitamente alle migliaia di volontari e alle centinaia di migliaia di prossimi potenziali elettori, per non parlare dei milioni di persone che lo seguono online. Per ora, Mamdani è calato nel ruolo di nuovo beniamino di internet.
Dopo aver salutato un fan particolarmente molesto che gridava da una finestra dall'altra parte della strada, e aver terminato di fare le foto, il candidato e il suo team sono tornati all'interno dell'edificio in cui lavorano. Hanno preso gli ascensori e, con ogni probabilità, saranno passati al colloquio successivo.
L'intervista è stata modificata per ragioni di lunghezza e chiarezza.
KATIE DRUMMOND: Iniziamo sempre queste conversazioni con domande a raffica. È pronto?
Sono pronto.
Qual è la sua media di tempo trascorso sullo schermo del telefono in una settimana? Non menta (non ancora, almeno: è troppo presto).
Sarò sincero, non l'ho controllato, ma più che altro per paura del dato che potrei leggere.
È estremamente elevato.
Elevato è un bell’eufemismo.
Qual è il suo guilty pleasure su internet?
TikTok.
Anche per me.
È piuttosto preoccupante. Ora, gli algoritmi hanno riempito il mio feed di video di Jake Paul che parla in Punjabi.
Mi sembra un guilty pleasure bello e buono. Se potesse progettare un'applicazione civica per i newyorkesi, cosa farebbe?
Opterei per un'app che riassuma come votare, dove votare, tutte le informazioni necessarie sul voto, perché ci sono ancora molti newyorkesi che non sanno che le elezioni politiche sono alle porte. Il voto anticipato sta per iniziare. La scadenza per la registrazione degli elettori è stata il 25 ottobre. Dovrebbe essere una piattaforma semplice a cui rivolgersi.
Dovrebbe, no?
La penso così su molte questioni politiche.
Ha conosciuto sua moglie su Hinge. Qualche consiglio?
Non mollare.
Per essere chiari, sono sposata.
[Ride] Ok.
Ma per tutti gli altri, lei dice: "Non mollate".
Le auguro un matrimonio felice.
Sta andando alla grande, grazie. Qual è uno strumento tecnologico che trova utile nel suo lavoro quotidiano? Che cosa usa?
È qualcosa di antiquato, ma la mia sveglia è molto utile. Non sarei nulla senza quella sveglia.
A che ora si è alzato stamattina?
Mi sono alzato alle 7.30.
Beh, tutto sommato nemmeno troppo presto.
Sì, ogni tanto succede.
La tecnologia rende la democrazia più forte o più debole?
Credo che nell'uso attuale la risposta sia “più debole”. Ma non credo che questo sia un aspetto innato della tecnologia.
Se potesse cenare con un founder di un’azienda tech, vivo o morto, chi sceglierebbe?
Mi piacerebbe cenare con Huge Ma. Ha creato una cosa chiamata TurboVax, un portale che raccoglieva informazioni accessibili al pubblico sugli appuntamenti per i vaccini e rendeva molto più facile per i newyorkesi iscriversi durante la fase peggiore della pandemia di Covid. In qualità di rappresentante eletto, raccomandavo ai miei elettori di non utilizzare il sito web del governo per trovare i loro appuntamenti e dove potessero fare i test: ho detto loro di usare TurboVax.
Complimenti per non aver detto Steve Jobs, perché sarebbe stato ben poco originale. Ok, facciamo un salto indietro: prima di essere un candidato sindaco estremamente online, prima di essere un membro dell'assemblea statale, un organizzatore di comunità, è stato un bambino, e un ragazzino cresciuto con internet. Può parlare un po' di alcune delle sue esperienze digitali formative? È stato un early adopter?
I miei genitori non mi lasciavano guardare la tv nei giorni feriali. Ho un ricordo nitido di quando è arrivato Hulu, con cui si poteva guardare la tv sul computer, e mi piaceva molto la scappatoia che si era creata per la mia infanzia. Credo che "early adopter" sia un po' troppo. Ma ho giocato a molti giochi per computer, in particolare a FIFA, SimCity, RollerCoaster Tycoon, Championship Manager, che poi è diventato Football Manager. Questo mi ha introdotto al mondo delle chat room legate ai videogiochi, e tutto il resto.
Almeno alcune di queste sembrano rilevanti nella chiave delle aspirazioni politiche che sarebbero venute dopo.
Ho anche il ricordo della nascita di iTunes, del brano gratuito della settimana e dell'iPod. Prima di allora, avevo un Walkman Sony a prova di scossoni del jogging. Questi sono alcuni dei ricordi che hanno influenzato il mio modo di vedere la tecnologia nel mondo.
All'università ha fatto attivismo per la Palestina, continuando anche dopo. Sono curiosa di sapere come si è avvicinato all'attivismo digitale rispetto all'attivismo e all'interazione in piazza. C’é un approccio migliore per raggiungere determinati obiettivi? Li ha visti unirsi?
Ad essere onesti, credo che l'aspetto digitale fosse piuttosto marginale all'epoca. C’era, ma era più una specie di accessorio che non aggiungeva un'utilità distinta al modo in cui ci organizzavamo. Anche al liceo, il mio senso della politica era costituito anche dagli infiniti dibattiti sulle bacheche di Facebook.
Sa, c'è ancora gente che li anima.
Auguro loro il meglio.
Sì, anch'io.
All'università ho smesso di usare Facebook per qualche anno. Avevo un account solo per tenere attiva la pagina Facebook di Bowdoin (Students for Justice in Palestine). Raramente, se non quasi mai, aveva effetti sulla nostra vita quotidiana.
Chiaro.
Era solo un modo per condividere informazioni. Sono sicuro che ne parleremo ancora, ma la parte più strabiliante di questa campagna, per quanto riguarda i social media, è stato l'uso che ne è stato fatto non solo per riflettere il mondo in cui viviamo, ma anche per trasformare quello stesso mondo. È qualcosa che non avevo ancora capito prima, da giovane.
Come tutti noi che siamo cresciuti online, ha un'impronta digitale. Gran parte di questa impronta è stata passata al setaccio e usata per prenderla in giro e attaccarla. Nel fine settimana ho letto un articolo che citava alcuni esperti secondo i quali chi si candida a sindaco dovrebbe ripulire la propria presenza digitale. L'ha fatto?
Ovviamente no?
Ovviamaente no.
Ci crede se le dico che l'ho fatto? Il peggior scrub di tutti i tempi.
Ha licenziato chi se ne è occupato? Vorrebbe farlo ora? Vorrebbe mai che ci fosse meno del lei ventunenne là fuori, ora che è candidato a sindaco di New York?
Sa, non ci ho dedicato molto tempo. Francamente penso che troppa politica sia diventata artificiale, la creazione di un sé che è in realtà avulso dal modo in cui si è cresciuti nel mondo. Essere in grado di mostrare chi si è stati per un certo periodo di tempo, la crescita, la coerenza, tutte queste cose allo stesso tempo. Credo sia anche qualcosa che riflette ciò che molte persone attraversano dentro e fuori la politica. Eppure, all'interno della politica, è quasi come se volessimo creare un'istantanea di chi sei in questo momento e chiedere alla gente di estrapolarla.
Questo è ciò che è sempre stato.
Chi sono sempre stato.
In uno dei suoi primi video parlava ai sostenitori di Trump del voto che hanno espresso. Ovviamente, sui social ha avuto un successo fulminante. È stato uno dei momenti centrali dell'intera campagna elettorale. Ma ci riporti indietro nel tempo, a prima che lei ottenesse l'1% dei sondaggi. Da dove è nata la strategia sui social media?
È buffo che abbia parlato dell'1%, perché di recente abbiamo dato un'occhiata a quel sondaggio e io ero letteralmente a pari merito con "Non sa/Non risponde". Il mio avversario non aveva un nome.
Oh, era letteralmente "Altri"?
Tutti i candidati. Poi il sottoscritto, a pari merito con “Altri”.
Letteralmente. “Qualcun altro? Chiunque altro”.
Una frecciata a “Non sa/non risponde”: ti abbiamo battuto, amico.
Già. Bel lavoro.
Quando mi sono candidato all'assemblea statale, soprattutto con la candidatura della deputata Alexandria Ocasio-Cortez nel 2018 e il modo in cui il suo video di lancio ha conquistato le persone e distillato la sua visione politica in qualcosa che poteva essere condiviso con tutti, l'idea di avere un video di lancio per i social stava diventando sempre più solida. Subito dopo la mia elezione, abbiamo iniziato a pensare a come sarebbe potuto essere l'utilizzo dei video in una veste non elettorale, in una cornice di advocacy legislativa, per cercare di adottare lo stesso tipo di approccio di una campagna elettorale.
Sì.
Uno di questi tentativi è stato con la campagna chiamata Fix the Mta. Abbiamo realizzato questo grande video di lancio con un duo chiamato Melted Solids, che continua a lavorare con noi anche oggi. Si tratta di un video che cerca di parlare della Metropolitan transportation authority e di spiegare i tre modi in cui avremmo trasformato l'Mta.
Se ci ripenso, non ha raggiunto molte persone. Ma è stato un momento in cui abbiamo pensato che ci potesse essere qualcosa di più nelle potenzialità del mezzo. Da allora, altri politici hanno continuato a utilizzare questi mezzi in modi diversi e innovativi. La deputata Ocasio-Cortez è uno degli esempi più fulgidi. Anche il membro del Consiglio comunale Chi Ossé ha fatto un grande uso dei video brevi, costruiti per TikTok e Instagram. Si trattava di prendere questioni che prima interessavano solo a chi era già vicino alla discussione politica cittadina e di renderle di interesse molto più ampio.
Mentre pensavamo a tutto questo, ho avuto un incontro con Anthony, che è uno dei membri del duo, insieme a Deb, di Melted Solids. Ci siamo incontrati al Pye Boat Noodle di Astoria, proprio vicino a casa mia. Gli ho parlato del fatto che volevo che questa campagna non fosse solo migliore di quella degli altri candidati in termini di uso del digitale, ma che fosse davvero dentro questo mezzo e cercasse di fare qualcosa di diverso nel modo in cui lo usavamo, investendo in anticipo in un modo che credo la maggior parte dei consulenti ci avrebbe sconsigliato di seguire. Eppure abbiamo deciso di realizzare due video prodotti ogni mese e di integrarli con i nostri video realizzati con gli iPhone qua e là.
Durante questa campagna avete messo in atto molte trovate divertenti sui social media. Ne ha una preferita? Ce n'è una che è stata la più divertente e che secondo lei è stata la più efficace?
Una delle prime che ha fatto davvero breccia è stata quando ho fatto il tuffo dell'orso polare.
È molto spiacevole da vedere.
Faceva molto, molto freddo. Soprattutto dovendo girare il resto del video dopo che ero uscito dall'acqua, grondante e infreddolito...
Oh, beh.
... cercando di parlare dei nove nominati dal sindaco nel comitato per le linee guida sugli affitti. È stato piuttosto divertente. Eravamo letteralmente io e Andrew Epstein, che ha gestito tutta la nostra operazione di comunicazione per le primarie e ora sta gestendo tutta la nostra operazione digitale per le generali, e il suo iPhone. Indossavo un vestito da 30 dollari preso al negozio dell'usato sulla Steinway. Deb di Melted Solids mi ha aiutato a tagliarlo. È diventata una delle cose più viste che abbiamo pubblicato e ci è costato poco. Ci è costato molto di più in termini di creatività. Conta anche la volontà di mettersi in gioco in tutti i modi possibili, molti dei quali sono imbarazzanti.
A proposito di imbarazzo: i suoi avversari. In particolare, il sindaco di New York Eric Adams, prima che si ritirasse, ed Andrew Cuomo, hanno fatto sforzi di un certo tipo per trovare lo stesso successo sui social media che ha premiato lei. Com'è stato osservarli?
Quello che mi piace dell'approccio di Eric Adams ai social media è che si distingue, è da Eric Adams. Non si può confondere un suo video con i miei. Non è un'imitazione del mio stile. È tutto molto Eric Adams.
Proprio così.
Voglio dire, quello in cui sta smaltendo degli impegni, ma non sembra fare niente...
Giusto.
…è incredibile.
Sta preparando un frullato alle 9:00, ma sono le 11:00...
E l'orologio dietro...
…è incredibile.
Impossibile imitarlo. Il mio preferito è quello con il meme di Michael Bay-Linkin Park.
Sì.
"What I'Ve Done". E la scritta "Pov: Sei il sindaco", ma la telecamera è su di lui. Quindi o è un uso improprio del Pov...
... o un nuovo formato audace. Esattamente.
Ho iniziato ad ascoltare "What I've Done" dei Linkin Park dopo aver visto quel video. Devo ringraziare il sindaco per questo. L'uso dei social media da parte di Andrew Cuomo è un po' più un riflesso che viene da sono appena stato battuto da un uomo che usa i social media, quindi cerchiamo di portare avanti lo spettacolo.
Ecco fatto.
Mi mancano davvero le maniche a mezza lunghezza che aveva nel video di rilancio.
Riproponile, Andrew. Sei ancora in tempo.
Per favore.
Una delle conseguenze del suo approccio ai social media, direi, è il suo stesso successo. Lei è estremamente famoso online, il che nel 2025 significa che è semplicemente famoso, giusto? La mia famiglia vive in Canada, tutti sanno che oggi la sto intervistando. Lei è conosciuto da milioni di persone al di fuori di New York, al di fuori di questo paese e al di fuori degli elettori che sta corteggiando. Come ha dovuto adattarsi a questo livello di notorietà?
Penso che ci siano stati alcuni adattamenti logistici. Avrà notato che ora facciamo molti più video in questo ufficio.
Certo.
In parte è solo perché non abbiamo più abbastanza tempo per realizzarli all'esterno, visto cosa significa uscire fuori oggi. E in parte è una cosa bellissima: le persone ti fermano e ti salutano, perché una delle nostre speranze, fin dall'inizio di questa campagna, era di poter uscire da questa bolla.
Ciò che mi ha reso davvero felice è l’affermazione e l'espansione del team video. Quando si ha successo con qualcosa, si tende a continuare a farlo identico fino allo sfinimento. Con il cibo ho una pessima abitudine: se mi piace una cosa, la mangio finché non mi stufo.
Sì.
È stato molto bello lavorare con un team la cui fame non è stata intaccata dal successo iniziale del format. Sarebbe molto facile continuare a produrre filmatini davanti alla telecamera ogni giorno. Ma loro hanno l'inventiva necessaria per capire come rimanere coerenti con il nostro messaggio, ma continuare a reinventare il mezzo e il modo in cui lo usiamo. È qualcosa di eccitante e anche una parte fondante del nostro progetto politico. Non possiamo dormire sugli allori.
Lei è stato sulla copertina della rivista Time e della rivista New York, tra le altre. Ha partecipato a The Late Show, The View, è stato su CNN, MSNBC. Io sono qui per Wired US. Siamo la terza testata di Condé Nast a pubblicare un'intervista con lei nell'ultimo mese. Devo immaginare che il caporedattore di Glamour sia da qualche parte in attesa lì fuori. La sovraesposizione la preoccupa?
In realtà non ci penso. Mi rimetto al mio team di comunicazione per decidere su questioni di esposizione o sovraesposizione.
Supponendo che vinca le elezioni ed entri in carica, come cambierà il suo uso dei social media? Cosa significa passare dalla campagna elettorale lì al governo della città, e pensare a queste piattaforme come strumenti istituzionali piuttosto che come strumenti per galvanizzare un elettorato?
Beh, farò i video di Adams.
Beh, ovviamente. L’ha ispirata, diciamoci la verità.
È questione di Pov. “Sei il sindaco di New York”. Sto facendo delle cose. Prendo l'orologio...
…e dice che sono sempre le 11:00.
Sì, sono sempre le 11:00. Ci ha lasciato un template. Ci dovremo un po' adeguare, ma credo che i social media siano spesso intesi come un modo per sfuggire al mondo. È stato emozionante far parte di un team che sta cercando di usarli come un modo per raccontare le storie di quel mondo e trasformarlo. L'uso di questo mezzo ci ha permesso di costruire una campagna che ora conta più di 85mila volontari, molti dei quali si sono avvicinati alla campagna grazie a un video, un tweet o una foto.
Di recente abbiamo lanciato una richiesta di candidatura per un adesivo e centinaia di artisti hanno inviato le loro proposte. Migliaia di persone li hanno votati. L'altro giorno l'artista vincitore è venuto in ufficio ed è stato davvero bello conoscere quest'uomo e farsi un'idea di chi fosse, del progetto che ha realizzato. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza i social media.
Sì.
La nostra caccia al tesoro ha riunito circa 5.000 persone da tutta New York per una cosa che abbiamo condiviso online. Ora sono venute qui di persona. L'altro giorno ero a un evento di distruzione di documenti sensibili (paper-shredding) che abbiamo organizzato nel Bronx e una donna si è avvicinata e mi ha confidato una situazione problematica che i suoi genitori stavano affrontando. Alla fine del racconto, mi ha detto di avermi incontrato per la prima volta alla caccia al tesoro. Questi sono i modi in cui i social media possono trasformare il mondo che ci circonda.
Giusto.
Ecco perché non credo che i social media siano innatamente positivi o negativi; dipende da come si usano. Nel governare, deve continuare a essere uno strumento che parla al maggior numero possibile di newyorkesi, perché oggi molti più newyorkesi fruiscono le notizie o ritirano il senso della proprio identità, o quello della propria città, dai social. Ignorare questo significa ignorare la realtà. Quindi non solo dobbiamo essere presenti, ma dobbiamo pensare a come trattare queste forme di media con la serietà e la legittimità che meritano.
Non credo che si possa separare l'approccio politico ai social media dall'approccio politico ai giovani. C'è spesso una condiscendenza sia nei confronti del mezzo che delle persone stesse. Che sostiene che questo ambito non ha bisogno di un approccio studiato, quando in realtà ne richiede di altrettanto, se non di più, studiati. Se lo capite, le persone saranno disposte a impegnarsi con voi. Se tratterete i giovani come fareste con chiunque altro, con le stesse preoccupazioni, la stessa posta in gioco e le stesse conseguenze. Se vi preparate per quel video su Instagram come fareste per un'intervista sulla carta stampata, vedrete che c'è la possibilità di raggiungere molte più persone.
Ha parlato di girare più video in ufficio e meno sui marciapiedi per ottime ragioni: è estremamente visibile. È una persona mediorientale, un socialista democratico che si autodefinisce tale. È musulmano. Ha valori e posizioni, sia su Gaza che sulla comunità Lgbt+, che sono anatemi per ampi segmenti di popolazione di questo paese.
Non c'è bisogno di dirle che la violenza politica negli Stati Uniti è aumentata in modo significativo negli ultimi anni. Le hanno urlato contro per strada, ha ricevuto minacce di morte. Lei come il suo staff. Sono curiosa di sapere se, soprattutto dopo l'assassinio di Charlie Kirk, ha pensato in modo diverso alla sua sicurezza e alla sua incolumità. Come pensa al rischio di essere destinatario di violenza? Com’è cambiata la sua campagna? Come cambia, in ultima analisi, il suo ruolo di sindaco?
Non ho lasciato che questo cambiasse il modo in cui mi muovo nella città che amo. Devo prendere ogni precauzione, non solo per me stesso, ma in tutta onestà anche per il mio staff e la squadra che mi circonda, perché queste minacce che vengono fatte non sono solo minacce a me, come ha detto lei, ma anche al mio entourage, ed ora non sono mai solo.
Quindi, se esiste un rischio per me, è anche diretto a coloro che si trovano nelle mie immediate vicinanze. Ci sono cose che prima facevo d'istinto, sa? Se perdevo il treno, salivo su una Citi Bike e pedalavo il più velocemente possibile fino alla riunione. Ma ora devo pensare a chi mi sta intorno.
Questo oggi significa anche scendere un po' più a compromessi e pianificare in anticipo l'uso di qualsiasi mezzo con cui mi muovo in città. Significa solo prendersi un po' di tempo in più, non smettere di prendere il treno, di andare in bicicletta o di prendere l'autobus. Credo che il modo in cui ci si muove in città influenzi il modo in cui la si guarda. Troppo spesso, se si gira solo in auto con i finestrini oscurati, l'unico newyorkese che si vede è il proprio riflesso.
Chiaro.
Questo è parte di ciò che porta i politici a non interagire come dovrebbero con il pubblico. La mia speranza e il mio sogno, ma anche il mio impegno, è di vivere la città come la vivono i newyorkesi veri. Prendere il treno, l'autobus, andare in bicicletta. Non senti il peso di avere agli autobus più lenti degli Stati Uniti finché non ci devi salire sopra.
Io, seduto sull'M57, che vado a 8 chilometri orari a una conferenza stampa, ricordo a me stesso e a tutti quelli che mi circondano perché stiamo lottando per rendere gli autobus veloci e gratuiti. Credo che questi siano i tipi di promemoria di cui c’è bisogno. Per non separarsi dalle persone che si vogliono effettivamente rappresentare.
Quest'anno Wired US si è concentrato soprattutto sul rapporto tra i leader dell'industria tech e il presidente Trump. Alcuni di essi sono persone che non sono entusiaste della prospettiva di avere lei come sindaco di New York. Perché secondo lei queste persone – che uso per parlare dei capitani d’azienda in generale – si sono spostate così a destra? Come si fa a riportarle dall’altra parte?
Durante l'estate ho avuto una serie di incontri, e ne ho ancora, con i leader del mondo degli affari; una settimana ho incontrato la Partnership for New York City, con centinaia di importanti amministratori delegati, e il giorno dopo ho avuto un incontro con quelli del tech. Una cosa che ho trovato affascinante è che ci sono molti parallelismi nell'etica che guida quel settore e il tipo di politica che noi vogliamo. Un'etica in cui si è affamati, non si è disposti ad accettare lo status quo e si è interessati a innovare e, anzi, a stravolgere lo stile della politica o l'approccio commerciale che si ha di fronte.
Credo che questo abbia costituito un vero e proprio pilastro per le relazioni che abbiamo instaurato negli ultimi mesi con alcuni leader del settore tecnologico, perché vogliamo portare l'eccellenza nel servizio pubblico e sviluppare quella esistente, oltre a fornire ciò che è stato finora negato. In parte ciò significa guardare allo stato attuale dell'amministrazione comunale e fare i conti con ciò che non ha funzionato.
È triste, a dir poco.
È triste, per non dire altro, che abbiamo permesso che il linguaggio dell'efficienza, della frode e dello spreco diventassero parole d'ordine della politica della destra o del Doge di Elon Musk, quando in realtà qualsiasi politica progressista degna di questo nome – una che si concentri sui lavoratori – deve preoccuparsi della qualità della vita degli stessi lavoratori, dell'efficienza dei servizi che forniamo loro, del fatto che non ci può essere alcuna tolleranza per le frodi o gli sprechi nella fornitura di questi servizi.
Penso che questo apra la possibilità di lavorare insieme su molti di questi aspetti. Sono stato onestamente sorpreso dall'apertura che molti hanno mostrato. Ora, certo, ci saranno alcuni che si opporranno a questa campagna. È ovvio. Ma lascerò sempre la porta aperta a chiunque per spiegare le mie posizioni e anche per chiarire che la mia visione di successo per questa città è un successo che coinvolge chiunque, compresi gli imprenditori, e che include i dipendenti che lavorano in quelle aziende: c'è sempre spazio perché altri si uniscano a noi.
Le sono state rivolte molte domande sulle azioni dello United States Immigration and Customs Enforcement (Ice) e sull'arrivo della Guardia Nazionale a New York. Nelle ultime settimane, Apple e Google hanno fatto parlare di sé perché hanno eliminato diverse applicazioni per il monitoraggio dei raid dell’Ice. Si tratta di applicazioni presenti nei loro store che consentono alle persone di notificare alle loro comunità quando queste forze vengono avvistate in un quartiere. L'amministrazione Trump si è schierata contro questi servizi. Cosa ne pensa della decisione di queste aziende?
Penso che sia una decisione sbagliata e che quello a cui stiamo assistendo in tutto il paese è il terrorismo ai danni delle persone comuni: non è più qualcosa che accade in città lontane da quella in cui ci viviamo.
Ho parlato con un pastore di East Flatbush che mi ha raccontato di una fedele che si è rivolta a lui dopo la funzione dicendo che le era stato notificato un ordine di espulsione. Non aveva nessuno che l'accompagnasse al 26 di Federal Plaza. Lui è andato con lei all'udienza con il giudice. Durante l'udienza il giudice le ha chiesto: "Ha con sé vestiti con cui partire senza passare da casa? Ha detto alla sua famiglia che sarà espulsa oggi?". E lei è scoppiata a piangere.
Nel corso dell'udienza, il giudice ha deciso di garantirle lo status di protezione temporanea, ma gli agenti dell'Ice all'esterno se ne sono infischiati e il pastore ha dovuto inviare alcuni attivisti di Court Watch per distrarli. Ha mandato un'altra persona che è lì a fermare l'ascensore, poi ha preso questa donna sotto braccio e l’ha fatta entrare, facendola poi uscire di nascosto da un edificio federale per salvaguardare la sua sicurezza.
Questo è ciò che fa l'Ice nella città di New York e in tutto il paese. Un sacerdote che si trova davanti a una struttura governativa viene colpito con una pallottola in testa, le persone vengono maltrattate in molti modi, e vogliono dirci che si tratta di semplici applicazioni della legge.
Ma questo significa tradire il senso stesso di quella parola. È evidente la necessità che tutti in questo paese comprendano i termini dell'autoritarismo a cui stiamo assistendo e usino ogni singolo strumento a nostra disposizione per difendere l’intera comunità.
Wired US è, in linea di massima, ottimista sul futuro. E la sua campagna è stata molto ottimista. In qualità di direttrice di Wired US, direi tuttavia che l'ottimismo in questo momento è un po' diverso da quello di qualche anno fa. Per me essere ottimista in questo momento significa pensare: forse la Guardia Nazionale non invaderà New York. Cosa significa per lei?
Credo che significhi non perdere di vista gli esempi di un mondo migliore che vediamo ogni giorno. C'è tantissimo lavoro da fare per costruire il mondo che ci meritiamo, ma sbaglieremmo tutto se non vedessimo i primi ingredienti di questo mondo già intorno a noi. Anche in mezzo a questi orribili atti di crudeltà, vedrete i newyorkesi – vedrete gli americani – dimostrare che vorremmo si riflettesse su una scala molto più ampia, e mostrare ciò che vorremmo diventasse parte della politica di questo paese.
Queste sono le opportunità di costruire qualcosa di nuovo. Si dice spesso che i newyorkesi sono persone che non hanno tempo per gli altri, ma io trovo anche che siamo un popolo gentile. Siamo persone che vanno di fretta, che devono andare nei posti. Ma nella stessa stazione della metropolitana che troverete non soddisfare le normative sull'accesso per disabili, vedrete un newyorkese che cerca di aiutare una giovane madre a trasportare il passeggino giù per le scale. Vedrete un newyorkese che cerca di aiutare gli altri dove le istituzioni non l’hanno fatto. Credo che questi siano gli esempi che mi rimangono chiari tra quelli che possono effettivamente portarci al mondo che vogliamo.
Arriviamo a novembre. Lei ha vinto le elezioni a sindaco. Qual è la prima cosa che fa?
Sono molto tentato di dire il video di Eric Adams, Pov sei il sindaco.
Ci lasci altre parole di commiato.
Potrebbero essere, come diciamo noi, inshallah.
Potremmo scoprirlo presto.
Grazie, Linkin Park.
Questo articolo è comparso originariamente su Wired US






